Il periodo di maggior lustro per la squadra si fa risalire ai decenni del primo dopoguerra e della cosiddetta «scuola alessandrina» che, dando continuità ai dettami importati nei primi anni dieci dall’allenatore inglese George Arthur Smith, prevedeva metodi di allenamento e tattiche di gioco inediti per il calcio italiano. Nel 1913 entrò in squadra il giocatore-allenatore inglese George Smith. A partire da quel momento, l’Alessandria non riuscì più a inserirsi in modo concreto nella lotta per la promozione; anche le aspettative nate dopo l’inizio del campionato 1941-1942, con allenatore Pasquale Parodi, furono funestate nel girone di ritorno: la squadra precipitò al decimo posto. Il primo campionato termina dopo un solo incontro, poiché i biancoblu di Francesco Calì vengono sconfitti nell’incontro dell’eliminatoria ligure dal Genoa, con cui disputa il primo derby. Non fu ritenuto necessario dalle autorità, già pesantemente screditate dopo la bufera che aveva travolto il mondo del calcio dopo il «Caso Allemandi», aprire indagini sul derby e sul suo misterioso andamento. Nazionali vincitrici della Coppa del Mondo con la nazionale di calcio del Brasile cinque volte, Nazionale Italiana quattro e Nazionale tedesca quattro. L’opera di Smith, morto durante la prima guerra mondiale, fu ripresa da Carlo Carcano (che la esportò alla Juventus e in Nazionale), da Béla Révész, Karl Stürmer e Umberto Dadone e garantì alla giovane società diversi decenni di militanza ad alti livelli, facendo affidamento su elementi provenienti quasi esclusivamente dal vivaio.
Calciatore acquistato durante il calciomercato estivo. Il giornale notava che una realtà di provincia poteva attuare «una sorveglianza diretta della sua squadra» e che il giovane calciatore «nella piccola cerchia della vita cittadina che si alimenta delle nuove tradizioni sportive e le difende a oltranza», lontano dalla «tumultuosa e pericolosa vita scapigliata», era pressoché obbligato «a spendere le ore di svago e di riposo nei quotidiani esercizi di allenamento». DE, EN, IT) Stefano Angeleri (calciatore), su Transfermarkt, Transfermarkt GmbH & Co. Angeleri arriva e con lui i punti, in Stampa Sera, 26 novembre 1979, p. Vanta comunque il record di presenze in serie A con 281 partite di campionato disputate. Retrocesso in Serie C2. Su queste basi, nel primo dopoguerra l’Alessandria poté continuare a migliorare le proprie prestazioni: nel campionato 1919-1920 s’impose nettamente nel girone eliminatorio, con nove vittorie e un pareggio, per fermarsi poi al cospetto del Genoa in semifinale. Dal secondo dopoguerra in poi lo stemma societario delle varie realtà che hanno portato il nome Mantova si articola su due elementi: lo stemma araldico cittadino (d’argento alla croce piena di rosso accantonata alla destra del capo della testa di Virgilio al naturale posta di fronte, attorcigliata di un serto di alloro) e un disco celeste (allusione al primo colore sociale indossato dai virgiliani, in uso fino agli anni 1950 e poi sostituito dal bianco-rosso).
Il nome e il numero sulla maglia sono di colore bianco. Non ci sono infatti solo righe di colore diverso, ma sullo sfondo c’è un pattern preciso, che distingue il kit da quanto avviene per quel che concerne le magliette utilizzate dal team in casa e in trasferta. Nelle maglie per divisa da calcio da donna di adidas gli stemmi del club cuciti sul petto sono una vera e propria dichiarazione di fede sportiva. Il lavoro di adidas ha reso l’Arsenal una delle squadre più cool in circolazione, e adesso il bersaglio si è spostato anche sulla sezione femminile del club: Stella McCartney ha realizzato una capsule che rivisita lo stile dei Gunners in una chiave tutta nuova. Da ricordare anche i procurati litigi tra Loredana Bertè e il Maestro Beppe Vessicchio. «Se ci fosse una scuola di football, il maestro ricorrerebbe all’Alessandria per dare l’esempio di una squadra che, pur essendo sistematicamente spogliata dei suoi campioni, non altera lo stile del proprio gioco, l’armonica compattezza dei propri reparti, la dignità del proprio rango sportivo. Malgrado queste precocissime esperienze, per circa un decennio il foot-ball ad Alessandria ebbe un ruolo decisamente subalterno rispetto a quello di altre tradizionali discipline quali il canottaggio, il ciclismo e l’atletica.
Alessandria aveva superato Livorno, Andrea Doria, Brescia, Alba Roma e Napoli. Gli furono forniti dei documenti falsi, una patente di guida a nome di Nicola Durano, e con un volo aereo venne trasferito da Napoli a Lione, poi a Digione e, una volta arrivato a Chamonix, entrò in contatto con la Resistenza francese. Le nostre maglie storiche del Napoli sono realizzate con grande attenzione ai dettagli, riproducendo fedelmente i colori e i simboli che hanno accompagnato le più grandi vittorie. I parastinchi, ad esempio, sono accessori fondamentali per proteggersi dai contrasti con i compagni o con gli avversari, evitando possibili infortuni. Inoltre, le fibre tecniche delle nostre maglie da calcio femminili consentono la massima circolazione dell’aria, per disperdere velocemente il calore in eccesso. Alessandria andò così a comporre il «quarto lato» di quello che la Gazzetta dello Sport in un’inchiesta del 1914 definì il «quadrilatero delle università del foot-ball», completato da Vercelli, Novara e Casale Monferrato, città dove l’«autodidattica calcistica» aveva avuto come inaspettato risultato una «sicura marcia ascensionale di unità che fino a ieri erano confinate in una categoria inferiore», contro cui nulla potevano «il rinnovarsi e l’intensificarsi della forza degli squadroni maggiori». Otto anni fa “scioperò” il Pordenone In campo perfino i piloti delle Frecce, in Il Messaggero Veneto.
Di più su maglietta del paris saint-germain sulla nostra home page.